TUTELA E FRUIZIONE DEI BENI CULTURALI

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  1. kris.86
     
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    Ecco una recente intervista rilasciata dal Prof. Paolo Giansiracusa a Isabella Di Bartolo per il quotidiano "La Sicilia". L'argomento diciamo che si incentra in modo particolare su Siracusa, ma sono del parere che ne vale la pena leggere, perchè da qui si possono trarre molti spunti di riflessione...;)




    D. Prof. Giansiracusa, qual è la maniera migliore di tutelare e al tempo stesso utilizzare un monumento?

    R. Premesso che ogni attività di conservazione passa attraverso la conoscenza, e che quest’ultima non può avvenire in maniera compiuta senza la fruizione, va detto che i beni culturali (e nel caso particolare i monumenti archeologici) possono essere tutelati, salvaguardati e tramandati solo se rientrano nel ritmo della vita attiva. Imbalsamare l’architettura storica, vietare l’uso sostenibile delle delle aree archeologiche, salvaguardare mettendo tutto sottovetro e impedendo indiscriminatamente attività di alto valore culturale, non corrisponde alla corretta conservazione ma solo ad un concetto sbagliato di protezione museale. Quando un luogo d’arte si vuole a forza far diventare luogo di archeologia, si perdono i connotati di vita e si respira, anche se nobile, aria di museo, di polvere stratificata, di dimenticanza e di abbandono.


    D. Quali sono i benefici della fruizione sostenibile?

    R. I monumenti, che saranno tramandati al futuro, sono quelli vissuti, non quelli dimenticati, sono quelli attraversati dalla vita e puntualmente manutenzionati. La fruizione sostenibile non consiste nell’impedire a tutti indistintamente di godere di un bene, ma nell’approntare in maniera intelligente tutte le forme di protezione.
    Senza la fruizione dei beni culturali ogni paese sarebbe privo di conoscenza sperimentale e di memoria. I beni raccontano il lungo cammino dell’uomo e danno corpo a quegli elementi di conoscenza su cui si basa ogni progetto del divenire. La loro tutela, la conservazione, il rispetto, sono condizioni essenziali per la qualità del mantenimento, ma anche per la qualità della fruizione su cui si basano l’educazione permanente, la didattica, la promozione dei valori della sensibilità e la trasmissione degli strumenti del sapere.
    Non si può parlare di tutela e conservazione senza fare riferimento alla fruizione sostenibile ed alla valorizzazione intelligente. Un bene conservato e non correttamente fruito è come una risorsa economica non investita sul mercato. La valorizzazione consiste nell’attuazione di un complesso di iniziative tese a far conoscere ed apprezzare il bene al di là dell’ambito specialistico di appartenenza. Dalla conoscenza, così come avviene in tutti gli ambiti dell’impegno umano, scaturisce quel sentimento di difesa che è alla base della conservazione convinta.
    È un circolo virtuoso quello della valorizzazioni e fruizione, che ogni organo di tutela ha il compito di attivare con il fine ultimo di ottenere la corretta conservazione.


    D. Quali sono le caratteristiche affinché la fruizione sia sostenibile?

    R. La fruizione sostenibile è quella che un monumento può accogliere in armonia senza che essa comprometta il suo equilibrio strutturale, formale ed espressivo. Nel caso del teatro greco chi l’ha detto che è sostenibile la rappresentazione classica e non lo spettacolo moderno? Dobbiamo piuttosto parlare di spettacoli di qualità o di spettacoli scadenti, a prescindere che siano classici o moderni. Gli effetti sonori che possono creare microlesioni al materiale lapideo, le chewing-gum attaccate alle nobili pietre, le tavolacce inchiodate e il viavai di operai, di addetti allo spettacolo, di spettatrici con i tacchi a spillo e di spettatori con gli scarponi da trekking non appartengono esclusivamente al pubblico dell’evento pop. Il numero incondizionato di spettatori, senza regola numerica e senza norme comportamentali, non è solo quello che va a seguire le manifestazioni canore. Potremmo continuare all’infinito, la riflessione è una sola: è troppo ingenuo pensare che il pubblico dello spettacolo classico non crea danno e quello dello spettacolo moderno distrugge tutto. Il monumento va protetto per qualsiasi funzione lo si utilizzi e ogni attività, ad iniziare dalla messa in scena delle tragedie di Sofocle e di Euripide, va attentamente valutata. Dire questo sì e l’altro no, dire una volta l’anno si può fare , non è tecnicamente corretto. In primo luogo bisogna pesare il valore culturale di ciò che si fa e non sempre la messa in scena di opere classiche è di buon livello. In seconda istanza bisogna stabilire la sostenibilità del monumento in rapporto alla fruizione: chi è il pubblico? Quanti sono i fruitori? Qual è la mobilità dei fruitori nello spazio loro destinato? Quali sono gli effetti di inquinamento causato dai fruitori? Quali sono le conseguenze dei danni irreversibili causati dalle strutture degli impalcati di adeguamento teatrale?


    D. Qual è l’opinione degli intellettuali in merito alla fruizione dei beni culturali?

    R. Umberto Eco qualche anno fa osservò che il bene culturale esiste in quanto fruito ed aggiunse che il momento della fruizione, dell’osservazione, del godimento, non è un tempo ulteriore, aggiuntivo, rispetto alla sostanza culturale e scientifica del patrimonio stesso.
    Per Umberto Eco senza fruizione, senza il messaggio che il bene produce sull’osservatore, le testimonianze del passato restano solo degli oggetti.
    La valorizzazione e la fruizione dei beni culturali consiste, innanzi tutto, nel favorire e permettere a tutti di comprendere i messaggi della storia e di appropriarsi della cultura prodotta da un determinato territorio. La valorizzazione consiste altresì nel far comprendere, attraverso i segni materiali e non, i sistemi culturali che li hanno espressi, le vicende e le esperienze degli uomini che li hanno costruiti e prodotti, le stratificazioni di civiltà attraverso le quali ci sono pervenuti.
    In quest’ottica il sistema dei beni culturali fa parte a pieno titolo del più vasto complesso formativo dei cittadini, cioè di quel sistema attraverso il quale avviene la trasmissione della cultura e del sapere, in un’ottica di educazione permanente.


    D. A suo avviso che competenze possono avere i rappresentanti politici e i dirigenti delle istituzioni preposte alla tutela dei beni culturali in merito alla fruizione?

    R. I politici hanno il compito di legiferare, programmare, pianificare e cercare le risorse necessarie alla attuazione dei progetti necessari allo sviluppo sociale. I dirigenti dei beni culturali hanno il compito di vigilare e custodire. Quando però i politici si sostituiscono ai tecnici e i dirigenti fanno finta di sostituirsi alle forze dell’ordine, va in scena lo spettacolo pirandelliano dei personaggi in cerca d’autore. Diventano tutti custodi di verità assolute. Sarebbe bello che ognuno ritrovasse la propria identità e svolgesse con solerzia e perizia il ruolo per il quale è stato chiamato.
    La valorizzazione e la fruizione dei beni culturali di un determinato territorio passano attraverso specifiche e specializzate competenze, attraverso intelligenti operazioni di marketing, la cui gestione e il cui coordinamento vanno affidati a esperti del settore, ai quali il sistema dei beni culturali è chiamato a dare il proprio contributo, sia attraverso una sensibilità ed un approccio nuovi (più attenti rispetto alle esigenze di fruizione che la domanda turistica richiede), che attraverso la sperimentazione di modelli gestionali innovativi, più idonei al raggiungimento degli obiettivi da perseguire.


    D. Esprima il suo pensiero in merito al concerto di Baglioni.

    R. Per ciò che riguarda in particolare l’utilizzo del teatro greco di Siracusa, al fine dell’attuazione di spettacoli di carattere popolare, ritengo che molto fiato sia stato sprecato perché a fronte delle autorizzazione concesse alcuni mesi fa si è alzata una fola inesauribile di opinioni contrastanti, come se ancora la decisione sulla concessione dovesse essere presa. Non è corretto aprire un dibattito su decisioni già prese. A cose fatte va detto che l’autorizzazione non è stata accompagnata dal controllo numerico dei fruitori, dalla gestione dell’area circostante il teatro nel rispetto delle norme di sicurezza e nel rispetto della libertà dei cittadini. Il grande teatro classico può e deve accogliere molti eventi, ma gli enti pubblici devono imparare a svolgere il ruolo che spetta a chi deve occuparsi di fruizione sostenibile, di sicurezza, di corretta tutela.
    Solo le opere di protezione del monumento e le norme di sicurezza adottate nei confronti dei fruitori possono garantire il successo di un evento, sia esso di carattere classico che di spirito moderno.
    Come accade a tutti gli edifici e i monumenti antichi, anche il teatro ha i suoi problemi dovuti in particolare alla friabilità della pietra in cui fu intagliato, ma ciò non significa che se ne debba impedire l’uso oculato. Bisogna difendere il monumento, proteggerlo con tutte quelle opere che altrove vengono attuate. Si veda in tal senso il sistema corretto della fruizione del Colosseo, dell’anfiteatro di Verona, dell’anfiteatro di Pompei, del teatro greco-romano di Taormina e di tutti quei siti aperti delle aree archeologiche del Mediterraneo.
    Impedire l’attuazione di iniziative di prestigio significa sottrarsi alle responsabilità di protezione e tutela, significa abbandonare i monumenti alle sterpaglie e ai cumuli di spazzatura così come ingiustamente accade per il Ginnasio romano, il Castello Eurialo, l’arsenale greco, il tempio di Zeus, ecc… Siti prestigiosi privati dell’anima e cioè della vitalità fluente dell’uomo pensante.
     
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